Luca Sabattini “Il mio impegno a fianco dell’Associazione”

Nello scorso numero del nostro notiziario vi abbiamo dato conto dell’importante convegno, organizzato dall’associazione C.I.D – Curare il dolore, in dicembre, sui temi della lotta al dolore inutile. Di quanto discusso in quella sede e del tema più generale delle strutture e dei mezzi per la lotta al dolore presenti nella nostra provincia, parliamo oggi con il consigliere regionale del Partito democratico Luca Sabattini che, anche per le sue radici castelfranchesi, conosce da tempo e segue, ora anche da Bologna, il lavoro dell’associazione.
Sabattini, quando è entrato in contatto per la prima volta con l’impegno dell’associazione C.I.D e con il lavoro del Centro di terapia antalgica di Castelfranco?
Quando facevo l’amministratore a Castelfranco, a partire dal 2009. Sono stati anni nei quali si è parlato a lungo della riorganizzazione complessiva del sistema sanitario provinciale e di conseguenza del ruolo dell’ospedale di Castelfranco. Abbiamo messo al centro della discussione, anche nella prospettiva della futura Casa della Salute, le eccellenze del territorio, tra le quali annovero il Centro di terapia antalgica e cure palliative dell’Ospedale di Castelfranco Emilia e anche il lavoro dell’associazione.

Lo ha seguito anche da componente della Giunta, nella prima legislatura a guida Reggianini?
Avevo altre deleghe, ma la questione della riorganizzazione sanitaria, considerata strategica per il mandato, era comunque discussa in Giunta e condivisa perché di grande rilievo per la salute e benessere dei nostri concittadini. Ho quindi seguito passo a passo l’evolversi della discussione e delle decisioni.

Quindi una realtà che lei conosce bene e che ora segue dall’Assemblea legislativa regionale…
Certamente, il mio ruolo qui in Regione è caratterizzato anche dall’attenzione alle istanze del territorio dal quale provengo. L’associazione C.I.D e il Centro di terapia antalgica sono realtà che conosco da anni e ho imparato a conoscere ancor meglio qui a Bologna attraverso incontri con l’Amministrazione regionale e la struttura tecnica.

Nei contatti con i vertici regionali della pianificazione sanitaria, come vengono visti e che novità ci sono per il centro di Castelfranco e gli ambulatori aperti negli altri ospedali modenesi?
In Regione, oggi, Castelfranco Emilia viene citato come esempio di programmazione lungimirante all’interno della sanità regionale. Ne sono la prova anche le tante risorse stanziate per l’adeguamento complessivo dell’ospedale Regina Margherita. Un progetto che assume pienamente lo spirito della programmazione regionale della sanità del futuro che farà della cura e della presa in carico un tassello importante di assistenza per tutti i cittadini del nostro distretto.

L’associazione C.I.D, nel corso del convegno del 3 dicembre scorso, ha detto che è necessario da parte della Regione una ulteriore valorizzazione del Cta di Castelfranco, deve diventare un centro di 2° livello. Che possibilità ci sono?
La vera sfida è quella di assicurare la propria attività di 2° e 3° livello a tutti i territori della provincia modenese: ora sono in via di consolidamento le relazioni operative della rete dei centri di 1° livello per la terapia del dolore presenti negli ospedali della provincia di Modena. Il ruolo del nostro centro di Castelfranco integrato con le attività chirurgiche fatte a Baggiovara è centrale per l’intera rete sanitaria, grazie anche alla grandi professionalità che vi operano da anni. Su di esso dobbiamo continuare ad investire.

Se il Cta diventa un centro di 2° livello, secondo il Cid, questo favorirà l’organizzazione di una rete di servizi territoriali in tutta la provincia di contrasto al dolore, più vicina ai cittadini
Certamente. Al centro delle scelte vanno messi i cittadini, in particolare quelli che, insieme alle loro famiglie, affrontano un percorso di fragilità. La forza del Centro di terapia antalgica di Castelfranco e dell’ambulatorio di terapia del dolore presso il Nuovo Ospedale Civile Sant’Agostino-Estense di Baggiovara sta nella costruzione di una rete provinciale di competenze tale da poter dare risposte qualificate a ogni esperienza di sofferenza presente nell’intero territorio provinciale.

In futuro, quindi, quali le direttive di impegno?
È mio compito far conoscere sempre di più la realtà di Castelfranco e la sua integrazione con Baggiovara. Si tratta di una esperienza che affronta un tema molto delicato. Ogni scelta che viene compiuta deve essere fatta in maniera appropriata, nel pieno rispetto della sofferenza dei pazienti e delle loro famiglie. In questo campo, in particolare, occorre porre una sensibilità politica maggiore. Sarà mia cura essere di riferimento all’associazione e ai suoi iscritti, come ho provato a fare in questi due anni, per costruire insieme politiche appropriate e condivise.

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