Cristina Mastronicola “Vi racconto cos’è e come funziona il Centro di terapia del dolore”

La legge dice che è diritto del paziente non soffrire inutilmente. Nel modenese è in funzione, da tempo, il Centro di terapia del dolore dell’Azienda Usl. Un’unica Unità operativa, ma dislocata in due luoghi differenti: a Castelfranco Emilia, presso l’ospedale Regina Margherita, e a Modena, presso il Nuovo ospedale Civile Sant’Agostino-Estense di Baggiovara. Come funziona in concreto e chi può accedere al Centro di terapia del dolore?
Ne abbiamo parlato con la responsabile, la dottoressa Cristina Mastronicola.

Siamo un’unica Unità operativa, ma dislocata su due realtà complementari. Di fatto, il personale infermieristico e medico è lo stesso che si sposta tra le due città, a seconda delle esigenze e dei turni di apertura dei servizi previsti. A Castelfranco Emilia sono concentrate le visite, i controlli, il rifornimento di presidi per il territorio e piccole procedure come le infiltrazioni eco-guidate. Siamo aperti tutti i giorni, dal lunedì al venerdì, dalle ore 8.00 alle ore 15.30.

E a Baggiovara?
A Baggiovara si espletano gli stessi servizi, ma anche tutte le procedure chirurgiche di tipo invasivo o mini-invasivo. A Baggiovara, infatti, dopo la recente riorganizzazione degli spazi, abbiamo la possibilità di effettuare due ricoveri settimanali. Abbiamo ora stabilmente a nostra disposizione due posti letto e l’accesso a due sale operatorie sia per attività che necessitano di un ricovero successivo sia per quelle di day surgery che non ne abbisognano.

Chi e come può accedere ai servizi del Centro di terapia del dolore?
I canali di accesso sono sostanzialmente tre. Chi ha bisogno di una visita ordinaria, per capire e inquadrare il suo caso e l’eventuale terapia, deve andare dal suo medico curante e farsi fare la classica richiesta con ricetta rossa. Chi, invece, si trova in una situazione di urgenza deve chiedere al suo medico curante di fare la richiesta specificando la necessità di essere visitato in tempi brevi. I medici sanno che accettiamo solo le urgenze che abbiano le caratteristiche cliniche da noi indicate. Questo per una questione di equità verso i pazienti che hanno necessità di un intervento maggiormente rapido sulla base, appunto, di parametri clinici oggettivi. Infine, c’è naturalmente il canale della libera professione che, comunque, non intacca il tempo e i servizi mutuabili previsti dal Centro.

Un consiglio, quindi, per i pazienti?
Rivolgersi sempre e comunque al proprio medico curante prima di arrivare da noi. Il medico deve prima aver fatto gli accertamenti necessari, elaborato un’ipotesi diagnostica e iniziato un trattamento farmaceutico. Solo in un secondo momento, se la terapia non è efficace, se ci sono effetti collaterali, se ci sono recidive, allora il paziente verrà inviato al Centro. Ricordiamo, comunque, che ci sono tempi di attesa: circa due mesi e mezzo per una visita, trenta giorni per un’urgenza. Fondamentale, per non allungare ulteriore questi tempi, è non ingolfare il Centro con richieste che non rispettano i parametri clinici previsti.

A Castelfranco si sta passando dall’ospedale tradizionale alla Casa della salute: questo comporterà problemi per il Centro di terapia del dolore?
Non ci saranno variazioni di rilievo per il servizio e per i pazienti. Ci sarà semmai il piccolo vantaggio di essere più vicini ai medici di medicina generale che sono i nostri più diretti interlocutori. Sarà favorito, insomma, il confronto sulle competenze.

Quali novità future per la terapia del dolore a livello locale?
La rete di terapia del dolore è stata dichiarata obiettivo prioritario e strategico da parte dell’Azienda Usl di Modena. La Direzione sanitaria ha chiesto la nostra collaborazione nel definire meglio la rete di terapia del dolore in tutta la provincia. Noi abbiamo presentato un documento che è ora al vaglio di uno specifico tavolo di lavoro. Ci viene richiesto di essere più incisivi anche sulle altre strutture del territorio, in particolare a Mirandola e Pavullo. Rafforzare la rete di collaborazione tra le realtà sanitarie della provincia andrà a tutto vantaggio dei pazienti che potranno, di fatto, essere seguiti a casa loro. E ci sarà modo di allineare le conoscenze e le competenze tra i professionisti del settore.

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